Un femminicidio NON è un momento di debolezza o un raptus incontrollabile

“Non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza”, “non ti devi dare colpe, perchè tu non potevi controllarti”.

Queste sono alcune delle frasi  pronunciate dal padre di Filippo Turetta. È il 3 dicembre 2023, e i genitori incontrano per la prima volta il figlio in carcere. 

Nei giorni precedenti avevano saputo che il figlio aveva ucciso Giulia Cecchettin, nascosto il corpo in un dirupo ed era stato arrestato in Germania dopo una lunga fuga.

Lavorare con la violenza di genere ci espone a frasi di questo tipo continuamente. La maggioranza degli uomini che conosciamo, nei primi colloqui utilizza questo tipo di “giustificazione” ai propri agiti violenza, descrivendo semplicemente come atti che chiunque avrebbe commesso nella loro stessa situazione.

A volte, dopo aver descritto il contesto nel quale le violenze si sono perpetuate, chiedono a noi operatori: “ma tu cosa avresti fatto?”, come a cercare conferma dei propri agiti e fosse per loro impossibile vedere alternative di scelta diversa. 

Altre volte descrivono le violenze come comportamenti impossibili da controllare, “quando lei mi ha mancato di rispetto, non c’ho visto più”. Dando la responsabilità alla partner e ponendosi loro come “costretti” ad agire sotto effetto della confusione indotta dalla donna, questi uomini non si concedono di confrontarsi con la propria incapacità di fronteggiare lo stress e di guardare in faccia alle proprie fragilità.

Come Cuav Centro per Uomini Autori di Violenza, pur non prescindendo dal mantenere un clima di accoglienza e ascolto, abbiamo sempre in mente l’assunto di base di non minimizzare mai tali comportamenti e lavoriamo fin dai primi incontri con gli uomini autori di violenza per una piena assunzione di responsabilità e comprensione delle proprie modalità violente. 

Questo significa in concreto esplicitare sempre la nostra posizione rispetto ai comportamenti abusivi e allo stesso tempo proporre una riflessione su un modello non violento. 

Aldilà dei giudizi personali, delle opinioni mediatiche e delle riflessioni sulle motivazioni  riportate dal padre di Turetta per giustificare le frasi pronunciate in quell’incontro, per noi è fondamentale rimarcare che far passare come debolezze o azioni incontrollabili i comportamenti violenti è un atteggiamento pericoloso che non fa che normalizzare e perpetuare una cultura della violenza.


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