“Ogni tipo di violenza è il risultato del fatto che le persone inducono se stesse a credere che il loro dolore deriva dagli altri e che, di conseguenza, essi meritano di essere puniti.”
Marshall Rosenberg
«L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio, hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri a loro volta non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro».
Queste sono le parole con le quali Paul Watzlawick, psicologo e filosofo esponente della Scuola di Palo Alto, enuncia l’assioma fondamentale della pragmatica della comunicazione umana, ovvero il famoso principio per cui «non si può non comunicare».
Sebbene tutte le specie comunichino, il linguaggio è un fenomeno puramente umano. Esso è un aspetto sempre presente all’interno delle relazioni e proprio per questo merita il nostro interesse.
Marshal Rosenberg è stato lo psicologo ideatore della comunicazione non violenta. Ha sviluppato nel 1960 i principi fondamentali per favorire:
- un maggior livello di autenticità nella comunicazione,
- una migliore comprensione,
- la creazione di connessioni più profonde tra gli esseri umani,
- la risoluzione dei conflitti.
Secondo Marshall Rosenberg il linguaggio e il modo in cui usiamo le parole hanno un ruolo cruciale nel riuscire a restare collegati in maniera empatica a noi stessi e agli altri.
La comunicazione non violenta si basa sull’idea che tutti gli esseri umani hanno la capacità di esprimere compassione e ricorrono alla violenza verso gli altri quando non riconoscono, poiché non possiedono, le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni.
La Comunicazione Nonviolenta è anche chiamata linguaggio giraffa.
La giraffa, in contrapposizione allo sciacallo, viene scelta come modello positivo. Mammifero dal cuore più grande all’interno del regno animale e dal lungo collo, rappresenta la possibilità di utilizzare l’empatia per riuscire a creare relazioni funzionali e scevre da conflittualità.
Il collo lungo della giraffa simbolizza la possibilità di riuscire a vedere lontano, individuando le conseguenze dei nostri pensieri, parole e azioni e di osservare le situazioni da diversi punti di vista.
Il linguaggio giraffa è un processo strutturato in tappe che si fonda sui seguenti punti cardini:
- l’ascolto di se stessi in primis
- l’ascolto dell’altro e
- l’espressione autentica del proprio sentire e dei propri bisogni senza critica, giudizio, atteggiamenti prevaricatori, impositivi o manipolativi.
La comunicazione non violenta parte dall’osservazione della situazione, pone enfasi alla capacità di individuare e nominare emozioni e bisogni per culminare nell’espressione delle proprie richieste attraverso una modalità assertiva ed empatica. Osservare il mondo come una giraffa significa quindi aumentare la complessità del proprio sguardo per avere una visione nitida del nostro panorama interiore e ambiente circostante, creando un ponte tra me e l’altro, che ci metta in connessione e permetta una relazione autentica e rispettosa.
Utlizzare il linguaggio giraffa è semplice, ma non facile, per questo occorre allenarsi in uno spazio “protetto” come può essere il nostro centro Metamorfosi.
Lascia un commento