Educare al coraggio per prevenire la violenza

Secondo i dati dell’OMS, 1 donna su 3 (30%) è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale nel corso della propria vita. Una stima che purtroppo fotografa anche la nostra situazione nazionale. Episodi non facili da rivelare, ma molto spesso anche difficili da identificare per le vittime stesse. In una cultura dove il cosiddetto catcalling è ancora molte volte banalizzato e non riconosciuto come fenomeno di violenza verbale non è affatto semplice dare parola alla violenza e all’abuso.

In Italia, nel 2023 sono stati compiuti 120 femminicidi, e più della metà per mano del partner o dell’ex partner. Nel 2024 il conto arriva già a 20 donne uccise in quanto donne.

Anche la violenza psicologica ed economica è enormemente comune: più di 2 milioni di donne infatti hanno subito stalking (dati ISTAT 2014) e circa 3 donne su 10 non hanno un conto corrente proprio, cosa che spesso le pone in una condizione di dipendenza rispetto al partner (dati indagine Episteme 2017).

La Convenzione di Istanbul del 2011, ratificata anche dall’Italia, dedica un intero capitolo al tema della prevenzione, a partire dai programmi scolastici che dovrebbero trattare temi quali: la parità tra i generi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, il consenso, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale. Tematiche che ricevono ancora poca attenzione, se non durante le giornate dedicate alla violenza di genere, ma che invece dovrebbero essere il pane quotidiano di un confronto diretto con i giovani uomini e donne di domani.

Un sondaggio svolto da IPSOS e Save the children a gennaio di quest’anno tra ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni mostra infatti quanto l’educazione nelle scuole sia assolutamente necessaria. Solo per citare alcuni dati: il 29% delle persone intervistate è molto o abbastanza d’accordo con l’opinione che le ragazze possano contribuire a provocare una violenza sessuale con il loro modo di vestire e/o di comportarsi, e una percentuale simile (30%) pensa che in una relazione intima la gelosia sia un segno di amore. Sono dati allarmanti se consideriamo che stereotipi di genere e discriminazioni sono alla base della piramide della violenza che ha il suo apice nel femminicidio. Sono dati allarmanti se pensiamo al fatto che è proprio in questa fascia di età che iniziano le prime e vere esperienze relazionali di coppia.

Educare dal latino educere fa riferimento all’atto di tirar fuori ciò che sta dentro. Diventa dunque fondamentale creare spazi di condivisione, di confronto reciproco, per tirar fuori le esperienze di vita comune che questi ragazzi vivono e portarli con consapevolezza a fare ragionamenti sulle proprie emozioni, sulla sensibilità e sulle relazioni con l’altro sesso.

Il coinvolgimento attivo degli uomini e dei ragazzi è fondamentale nella prevenzione della violenza. C’è bisogno di esempi positivi di un nuovo modello di mascolinità sana che sappia mettere in campo il coraggio per esempio di esplorare anche il lato fragile di se stessi o la capacità di saper fare un passo indietro di fronte ad un rifiuto. Agire con coraggio potrebbe così riportarci al vero significato della parola coraggio, che vuol dire innanzitutto agire con il cuore.

Attraverso l’opportunità di fornire spazi di l’ascolto e confronto reciproco è possibile immaginare una società futura dove crescere dei cittadini responsabili e non solo uno stato che, in assenza di una cultura della relazione, cerca come può di proteggere le vittime.


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