I meccanismi di deresponsabilizzazione degli uomini autori di violenza: analisi ed esempi

Il nostro Centro CUAV Metamorfosi, nel mese di ottobre ha dato inizio al primo gruppo psicoeducativo per uomini autori di violenza. In questi primi incontri sono già emersi molti dei meccanismi più comuni di deresponsabilizzazione. La violenza di genere infatti non si manifesta solo attraverso l’atto fisico, ma si radica anche nel linguaggio e nella narrazione con cui gli autori cercano di deresponsabilizzarsi. Attraverso strategie comunicative ben precise, molti uomini che commettono violenza cercano di minimizzare, giustificare o trasferire la responsabilità delle proprie azioni. Questi meccanismi non solo perpetuano il ciclo di violenza, ma ostacolano anche la presa di coscienza necessaria per un cambiamento reale.

Vediamoli insieme, così da poterli individuare e contrastare:

  1. La Minimizzazione

La minimizzazione è una strategia che riduce la gravità della violenza. Frasi come:

“Non è stato niente, solo uno schiaffetto”

“Ero solo un po’ nervoso, chi non lo sarebbe stato?”

Questi frasi servono a sminuire l’impatto dell’atto violento, creando una percezione di “normalità” o insignificanza. Il problema si aggrava quando questa narrazione viene accettata anche dall’ambiente circostante, spingendo la vittima a dubitare della propria percezione di gravità.

2. Il Victim Blaming (Colpevolizzazione della Vittima)

Un altro meccanismo comune è spostare la colpa sulla vittima, attribuendole la responsabilità della violenza subita. Questo atteggiamento si può dedurre da affermazioni del tipo:

“Mi ha fatto arrabbiare lei.”

“Se non mi avesse provocato, non sarebbe successo.”

Con questa strategia, l’autore si dipinge come vittima di circostanze esterne o comportamenti altrui, anziché come attore principale della violenza.

3. La Giustificazione

La giustificazione cerca di legittimare la violenza, appellandosi a norme culturali, stress o difficoltà personali. Alcuni esempi:

“Sono cresciuto in un ambiente violento, è il mio modo di reagire.”

“Era una giornata difficile al lavoro, non sono riuscito a controllarmi.”

Queste affermazioni sottolineano un presunto “inevitabile” della violenza, slegando l’azione dalla responsabilità individuale.

4. La Negazione

La negazione è un rifiuto completo di riconoscere la violenza, che può assumere varie forme:

“Non è mai successo, si sta inventando tutto.”

“Non ho mai alzato le mani, stavo solo difendendomi.”

In questi casi, l’autore tenta di riscrivere la realtà, manipolando i fatti per confondere la vittima e chi cerca di aiutarla.

5. L’Appello alla Compassione

Un’altra strategia comune è quella di cercare empatia, rappresentandosi come una persona fragile o in difficoltà:

“Sono io la vera vittima, lei non mi capisce.”

“Non volevo farle del male, ma sto passando un momento difficile.”

Questo approccio tende a spostare l’attenzione dalla responsabilità dell’autore alla sua presunta sofferenza, distogliendo l’attenzione dal danno arrecato alla vittima.

6. L’Uso del Linguaggio Passivo

Linguisticamente, molti autori di violenza evitano di nominare sé stessi come soggetti dell’azione, usando un linguaggio passivo per rendere i loro atti meno espliciti. Ad esempio dicono:

“Sono successe delle cose.”

“Le cose sono sfuggite di mano.”

Questa strategia oscura la dinamica di potere, spersonalizzando l’atto e riducendo la percezione di intenzionalità.

Imparare a riconoscere questi meccanismi è fondamentale per promuovere un cambiamento culturale e sostenere le vittime nel loro percorso di uscita dalla violenza. Gli uomini che mettono in atto tali strategie non solo eludono la responsabilità, ma perpetuano una mentalità che normalizza la violenza. Interventi educativi e programmi di riabilitazione devono includere un lavoro specifico sul linguaggio e sulla narrazione, aiutando gli autori a riconoscere le proprie responsabilità come primo passo verso un reale cambiamento.

La consapevolezza collettiva di questi schemi è un’arma potente per smantellare il ciclo di violenza e promuovere relazioni basate sul rispetto e l’uguaglianza.


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